I ragazzi stanno bene. È il titolo di un film che è la mia ultima
eccezionale scoperta tra gli aggiornamenti previsti su Due ruote e una
manovella, quando qualcuno si degnerà di ripubblicarlo, in Italia o all’estero.
Eccezionale
perché non solo compare una moto in maniera assolutamente non casuale, e non
solo per cinque minuti o meno, ma perché la moto in questione è una vecchia BMW
r75/5, sorella maggiore della mia /7 – indubbiamente più elegante in certi
dettagli – nonostante la storia e l’ambientazione appartengano alla nostra
epoca moderna, dove questa moto è considerata un modello d’epoca, molto meno
“visibile” agli occhi dei giovani di una moto sportiva, per esempio, e della
gente in generale, a meno che non sia appassionata di questo genere. Eppure,
viene “proposta” proprio a due giovani dal suo pilota, e in maniera splendida.
Bisogna dire, per
cominciare, che se gli Stati Uniti sono stati l’esempio negativo mondiale, per
aver ispirato dagli anni 50-60 tutta la morale negativa sui motociclisti , da “Il
Selvaggio” in su, con tutti quei
filmacci di serie B sui centauri
violenti, il loro contributo attuale, ugualmente sporadico, certo, e con
film “minori” come questo (mai arrivato in Italia purtroppo...), sta ribaltando
questa mia critica: da Stati Uniti, Sudamerica e Nuova Zelanda provengono nuovi
esempi che riabilitano in gran parte il motociclista agli occhi della gente
comune, etichettandolo almeno con formule meno negative, ora di “diverso” ora
di “originale” o “avventuroso” o “coraggioso”, tutti valori positivi che
spingono a un’osservazione sorridente, quando non ammirata.
L’Europa, dal
canto suo invece, se alle origini del secolo 19 aveva saputo trasmettere
attraverso il cinema il valore storico, la riconoscenza o l’amore per le due
ruote, attraverso validi esempi, nell’attualità ha archiviato il tema
fermandosi, appunto, ai cattivi esempi dell’America anni Sessanta...Una morale
insita, intatta, nei cervelli più
ignoranti di oggi, e che trapela addirittura da certe notizie assurde di
cronaca locale, come quella proposta dal Corriere stamattina, che parla di un
incidente avvenuto a una donna di 35 anni, incinta di sette mesi, che guidava
una Kawasaki e che ha tamponato un automobile....ma che razza di notizia è
questa? Forse perché una donna incinta è dichiaratamente un’ incosciente o
un’idiota perché guida una moto? O perché semplicemente si tratta di una donna
alla guida di una moto potente?? Che disinformazione! Che ignoranza! E che
moralismo...
Comunque, in
questo film, guarda caso di una regista donna, Lisa Cholodenko, i figli
adolescenti di una coppia di lesbiche, che li hanno partoriti, uno ciascuna,
grazie all’inseminazione artificiale con lo sperma dello stesso donante (AHAH!
Ecco perché non è arrivato in Italia! Non ha passato la censura vaticana,
sicuro..), decidono di andare a caccia del loro padre. Lui è uno scapolo
felice, bon viveur, proprietario di un
ristorante alternativo a Los Angeles, di una bella casa...e di una moto.
Inizialmente stupito dalla richiesta della figlia maggiore, di incontrarlo
insieme al fratello, diventa poi gradualmente un amico per entrambi, che in un certo senso “maturano” un po' anche grazie al contatto con il suo modo d’essere, indipendente e libero. Ah! L'impazienza! Che motore! soprattutto quando uno è giovane!
Mi
fermo qui, perché il film si può vedere su YouTube a chi interessa. Ci sono
due grandissime interpreti femminili (Annette Bening e Julianne Moore), che in sé rappresentano la diversità così
come la può rappresentare una moto come la r75 in un film moderno (per questo,
la moto NON è un caso in questo film), e anche
l’attore, Mark Ruffalo,è piuttosto bravo, soprattutto come
motociclista, a mio parere: sicuro di sé senza essere arrogante né effettista,
guida bene e tranquillo la sua moto tranquilla, vestito giusto, e con la giusta
espressione perfino, un'opportunità eccezionale per la ragazzina, che non potrebbe vivere meglio la sua prima esperienza in sella a una moto condotta da una persona che non la spaventa, ma gliela fa leggere come il suo destino, d'essere innanzitutto una persona libera, dentro.