STORIE DAL MIO GARAGE

Cronache (vere, o ispirate dal vizio di scrivere) di una motociclista italiana emigrata dove i locali, se possono, se ne vanno altrove.


01 agosto 2013

Vacaciones...con moto.



scena dal film "Krampack" di C. Gay, 2000
È l'incantesimo di agosto: di colpo più nessuna mail. Anche i commenti rapidi  su Facebook (troppo rapidi per i miei gusti) si diradano improvvisamente: è il deserto virtuale, elettronico o comunque lo si voglia chiamare. Ci sarà qualcuno che si suicida tra i rimasti, dico io, perché la sensazione di isolamento si acutizza in maniera immediata. Evidentemente, pur sottovalutato da tanti - me inclusa - la presenza dei contatti in rete, quelli a distanza, crea un sottile substrato affettivo che in certi momenti consola, rimpiazza, fa massa o comunque rimpolpa ogni agenda privata di sporadiche entità, fluttuanti, ma effettive, certe, in questo mondaccio che se ne va in malora.
È tempo di mare, di sole. Di viaggi in moto. Io ho fatto solo un giro, ieri, ma mi sono chiesta: qual'è il viaggio vero, ogni volta? I chilometri effettivi? O il regalo di leggerezza offerto dal movimento dinamico, che mette in azione un pensiero parallelo, nuovo, e sempre stimolante?
Oggi propendo per il secondo, perché mi va, o forse perché ho già fatto le mie vacanze.

Senza potere né voler includere TUTTE le apparizioni della moto nel cinema nel mio libro, oggi vorrei dare spazio qui ad un piccolissimo esempio che ho escluso per ragioni logistiche (di scelta saggia, evitando l'accumulo) e non perché non lo consideri degno di nota.
Parlavamo di vacanze in moto. Al mare. E di un viaggio alternativo, mentale, indotto dalla moto che, in questo caso, può anche restare immobile, fuori dal garage.
È il caso della piccola Montesa rossa che il giovanissimo Nico ha tirato fuori dal garage dell'amico Dani, da cui è andato a trascorrere le vacanze estive, nella sua casa al mare, vicino a Barcellona.
Krampack (N. Gay, 2000) sembrerebbe un altro di quei film dove la moto-comparsa resta sullo sfondo, trascurabile. E invece, secondo me, la sua presenza discreta risulta simbolicamente notevole nella trama. Nico e Dani sono due adolescenti che approfittano del sole estivo e di una casa vuota per avvicinarsi all'inquietante mondo femminile e sondarlo, approfondirlo, conquistarlo. Alla fine delle vacanze, Nico potrà raccontare la sua prima esperienza sessuale con Berta, mentre Dani, più introspettivo e timido, avrà sperimentato l'amore per gioco con il suo amico e compagno d'avventure..Nico.
L'aspetto interessante è che l'avvicinamento al mondo misterioso delle donne - ma anche all'amore e al sesso in senso lato - viene compiuto da Nico in parallelo con il restauro della Montesa in disuso nel garage del padre di Dani e che evidentemente, dall'anno prima, gli è rimasta nel cuore. Smontare il mistero...smontando un motore; imparare le necessità e le funzioni degli ingranaggi di un corpo metallico...ma anche quelli altrettanto complessi che formano una mente umana e  un corpo femminile, dapprima irraggiungibile, poi via via sempre più familiare.
A Berta piace che il suo ragazzo giochi a fare il meccanico...Glielo dice chiaramente, come se la sua sensibilità apprezzasse in lui il desiderio  di CAPIRE prima di USARE; di CONOSCERE prima di GODERE. Una gran bella regola, che dovrebbe essere contemplata non solo dai motociclisti che imparano a guidare ma da tutti gli uomini, in generale.
Quindi occhio, a considerare questo piccolo film spagnolo un innocuo raccontino sulla maturazione sessuale di due adolescenti sotto il sole d'agosto - anche se ha fatto scappare diversi dalla sala, a quanto pare, per allusioni evidenti all'omosessualità. Si tratta di qualcosa di più profondo, ecco, e se ha scioccato qualcuno, tanto meglio.
E occhio alla moto: giocare a fare il "meccanico", in realtà, può insegnare a vivere chi accetta di farlo con più curiosità che impazienza...