STORIE DAL MIO GARAGE

Cronache (vere, o ispirate dal vizio di scrivere) di una motociclista italiana emigrata dove i locali, se possono, se ne vanno altrove.


12 giugno 2012

L'ultimo saluto

Non si sa mai chi si saluta davvero, quando ci si rivolge a guardare l'obbiettivo di una macchina fotografica. Le foto ci travalicano, restano dopo di noi, e in certi casi, a un certo punto, e a certe persone, le scattiamo proprio per questo: perché restino, almeno le foto.
Un mese fa, il piccolo e ingiustamente travisato mondo dei motociclisti "autentici" ha perso un amico; non un nome famoso, anche se il suo cognome ricorderà ai più informati quello di un pilota storico: Ofelio Liberati non faceva il giornalista per lavoro, ma solo perché le moto gli piacevano, perché ci andava fin da ragazzino. Ed essendo per natura un nostalgico, era finito a scrivere soprattutto di moto d'epoca, e sempre alla sua maniera. I suoi aneddoti personali in particolare, sulla propria gioventù di centauro per vocazione, raccontati spesso sulla sua ultima pagina di Motociclismo d'epoca, ogni mese, credo che diventeranno una specie di "cult" tra i lettori della rivista, ora che la sua penna ironica e sensibile - sensibilmente nostalgica - non sarà più lì a scriverne di nuovi.
Io non posso dire di averlo conosciuto bene come collega, anche se la sua figura sorridente, occhialuta e lievemente barbuta, era una di quelle familiari quando mi trovavo a partecipare ad eventi puntuali come la rievocazione al Motogiro d'Italia. Mi è sempre sembrato un uomo avvolto in una sua placidità interiore, per una serenità dovuta probabilmente al fatto d'essere nel posto giusto al momento giusto, di fare quel che voleva fare quando lo voleva fare, di avere una vita sostanzialmente soddisfacente, insomma, a Pescara, col suo lavoro, la moglie e i tre figli.
Dell'incidente che ha avuto in sella alla sua moto si dice che abbia "perso il controllo" su una curva, andando a scontrarsi contro l'auto che veniva in senso opposto. Una dinamica direi "classica", qualcosa che può succedere con la complicità del caso (fondo stradale sporco, gomme sbagliate, un imprevisto animale, vegetale o minerale...) ma anche di un errore di manovra.
Sono sempre stata una sostenitrice dei corsi di guida sicura su strada e fuoristrada che già da qualche anno si organizzano in varie parti d'Italia per mettere il motociclista comune più direttamente in simbiosi con la propria moto. Guidarla bene non è un fatto presupposto, quanto piuttosto un'arte da apprendere ed affinare con l'esperienza, e qualche buon consiglio. Poche regole teoriche, e soprattutto molta pratica, magari al seguito di chi ne sa più di noi per esperienza acquisita, possono contribuire non solo a guidare più in sicurezza (nonché a dare di noi un'immagine un po' meno delinquente agli ignoranti che seguitano a guardarci dai finestrini delle loro macchine, senza sapere..) ma anche a godere di più del nostro mezzo.
E questo è quel che faticano a credere in molti: "domare" una motocicletta, divertendosi, continua  a costituire un "talento" dichiarato soprattutto maschile (anche di quelli che lo negano, almeno in Italia). C'è poca umiltà, a farla breve, e parliamoci chiaro: una donna che sa guidare "passa l'esame" solo se a giudicarla tale è un uomo, che la giudica restando, di fatto, al di sopra di lei. Purtroppo siamo ancora mooolto indietro...
Ofelio stesso, comunque, per quel che mi ricordo dalle nostre conversazioni, non capiva del tutto l'utilità, né la necessità di essere "edotti" in materia di guida dopo aver preso la patente. Essere maschio gli lasciava supporre che in certe cose non si impara dagli altri, ma sempre e solo da noi  stessi.
E si potrebbe ipotizzare, dunque, anche una sua responsabilità nell'incidente che gli è costato la vita lo scorso maggio: troppa rigidità sulle braccia forse, poca mobilità dei fianchi, una posizione errata che per lui era abituale, la regola. E va bene, forse è andata così. Ma in realtà, il motivo per cui scrivo è un altro. Pur da sostenitrice, ripeto, dei ballerini della strada - i piloti con in mano la tecnica per guidare bene - stavolta vorrei dire: BASTASSE LA SENSAZIONE DI CONTROLLO PER FARCI SENTIRE I PADRONI DELLA NOSTRA VITA. La verità è un'altra: che a prescindere dalla giustezza degli approfondimenti in ogni disciplina pratica, alla fine non ci resta in mano che l'illusione. E sono forse più illusi degli altri, quelli che pensano di avere tutte le carte in regola ; la coscienza della completa padronanza, della remota possibilità dell'errore, li culla fin troppo; a volte li rende persone arroganti . Gli altri, almeno, sono giustificati da una specie di tonta convinzione: d'essere più bravi di quello che, in effetti, sono. La verità è che ci si sbaglia, sempre e comunque, scuola o non scuola, e non solo andando in moto: ci si sbaglia con la complicità di una serie di varianti, che includono la stanchezza, la momentanea perdita di concentrazione, o certi problemi irrisolti in famiglia. E quanto al controllo, prima o poi lo si perde sempre, e ci sfugge qualcosa, o si perde qualcos'altro. Nessuno è in grado di insegnarci il contrario.
Foto: Tommaso Pini
Ma per tornare a Ofelio, in questa immagine dell'amico Tommaso, scattata durante l'ultima tappa di uno dei passati Motogiri...come avrebbe potuto sapere che il suo saluto, anni dopo, si sarebbe simbolicamente rivolto a tutti quelli che lo conoscevano? Avrebbe fatto meglio a chiederselo? O ha fatto bene continuando solo ad avere fiducia nelle proprie capacità di sfangarla contro il caso, nella fortuna che lo ha tenuto in vita fino a ieri?
Io, al contrario, me lo ripeto ogni volta che lascio il manubrio della mia BMW r75 per salutare il mio compagno con la bambina in braccio, mentre loro mi lasciano "scappare" a fare il passo del Muraglione la mattina presto, prima che arrivi l'orda dei non-motociclisti. Il mio scopo è sentirmi libera per un'ora, non chiedo altro: non più madre, non più schiava di certi doveri temporanei che adesso mi pesano; solo una donna a cavallo della sua moto, che si misura con un paesaggio naturale pieno di insidie e che sa di dover riportare a casa la pelle non solo per se stessa ma per i suoi, per continuare ad andare in moto con il sorriso sulle labbra: ma il mio saluto, mi chiedo, la fiducia che in fin dei conti nutro nei confronti delle mie modeste doti di pilota, nel rispetto delle regole che devo alla mia esperienza e a qualche buon esempio, tutto questo mi basterà per ritornare a casa anche stavolta?

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