STORIE DAL MIO GARAGE

Cronache (vere, o ispirate dal vizio di scrivere) di una motociclista italiana emigrata dove i locali, se possono, se ne vanno altrove.


18 giugno 2012

Due ruote per rileggere la Storia...esagerati?


Mi scrive una mail un carissimo amico, proprio quando avevo deciso di scrivere su di lui, qui, a proposito della mia vecchia, cara impazienza caratteriale, che in questo caso si scontra con la pazienza di un uomo che difende la propria passione con l’impegno e l’ostinazione di un eroe, ma in certo senso anche si riflette nell’impazienza di non lasciare MAI intentato il Sogno...
Ho conosciuto Costantino Frontalini molti anni fa.  Era forse il 1998 o ‘99. Stavo scrivendo il mio libro sul valore simbolico della moto nel cinema, e per caso trovai sulla rivista periodica della FMI un’intervista a un collezionista di sidecar, che viveva in provincia di Macerata e gestiva un piccolo museo personale con i suoi modelli, un centinaio, accumulati nel corso degli anni da quando, in gioventù,  si era innamorato di questo mezzo potentemente  evocativo, poetico e bizzarro.
Foto: Paolo Grana
Nell'intervista, Frontalini parlava anche di una parte della sua mostra permanente dedicata al cinema, con sidecar apparsi in film memorabili, come La Strada, di Federico Fellini, lì citati coi rispettivi manifesti, foto di scena e quant’altro. Mi pare di ricordare che ci fosse un numero di telefono in fondo all’articolo, o comunque, mi detti da fare per trovarlo, e lo chiamai. Fu una scoperta, oltre che l’inizio di un’amicizia e di una collaborazione stabile grazie alla quale, oggi, lui ed io ci sentiamo, forse un po’ arbitrariamente ma senza dubbio orgogliosamente (e ironicamente), gli unici “esperti” in Italia in fatto di cinema e motociclette.
Costantino non era (ed è!) solo un collezionista. Era un idealista, un sognatore eccentrico, uno che andava controcorrente, difendendo senza protagonismi un’”idea” che era semplicemente la sua. È vero che l’aveva esposta e propugnata, negli anni, al suo Comune e a quant’altri: che l’idea di un Museo Nazionale sulla Storia del Sidecar avrebbe contribuito a illustrare la Storia, non solo italiana, attraverso un punto di vista specifico e affascinante: l’evoluzione della macchina e delle due ruote in particolare, che avevano portato l’uomo (prima i pazzi e i più coraggiosi, poi anche la gente comune) a muoversi più facilmente verso le proprie mete. Ma nessuno l’aveva mai preso sul serio.
Niente fondi, poco interesse, moltissima ottusità, diverse prevenzioni ancestrali verso la moto, niente Museo. ..Niente Museo? E chi l’ha detto? Costantino se l’era fatto da sé, il Museo, nel giardino di casa sua! Ai piedi del paesino di Cingoli, Macerata. Tre capannoni in legno e lamiera, uniti tra loro, come piccoli hangar, e periodicamente organizzava e riceveva le visite delle scuole locali, e faceva sognare i bambini raccontandogli – come soltanto lui sapeva, e sa fare – l’evoluzione delle due ruote dalla fine dell’800 fino più o meno agli anni Sessanta, quando il sidecar viene ufficialmente soppiantato dalle prime utilitarie, e lentamente scompare.
Foto: Paolo Grana
E poi l’altra passione, il cinema.  Le mie visite a Cingoli, in questi anni, mi hanno permesso di assistere alla metamorfosi di una parte del Museo: molto lentamente, anche se in maniera costante -  con la pazienza del cercatore d’oro e l’impazienza dell’appassionato vero – la sezione dedicata al cinema è andata via via aumentando i pezzi, a volte, purtroppo, a scapito della collezione originaria, che si è dovuta privare di certi esemplari da sogno pur di garantirsene altri, forse meno importanti storicamente, ma che erano diventati  fondamentali per ricostruire un’altra Storia importante: quella del Cinema IN MOTO, dalle origini. Il sidecar dei fratelli Marx in “Duck Soup”, la moto di Dziga Vertov ne “L’uomo con la macchina da presa”, il sidecar su cui si sposa Buster Keaton in una delle sue comiche, la moto di uno dei primi film di Chaplin, e il sidecar di Aldo Fabrizi e Totò, quello di Peppone e Don Camillo...e via così, avanti negli anni,  attraverso i film di guerra, la commedia all’italiana, i film d’avventura americani, con esempi noti e meno noti.
Mi è sempre piaciuto pensare, anche se probabilmente il nostro è stato un processo mentale all’unisono, che in parte il mio libro, Due ruote e una manovella,  abbia un po’ ispirato Costantino in quella che era stata la mia idea di partenza: la “macchina cinema” e la “macchina moto” nacquero in fin dei conti negli stessi anni, stesse date (intorno al 1895), con identiche motivazioni iniziali: procurare divertimento alla gente, una variante per passare il tempo libero.
E quale miglior scusa per rivedere il XX secolo se non attraverso l’occhio “dinamico” della macchina da presa e delle due ruote? Il secolo delle grandi invenzioni, della conquista all’impossibile, dell’aria e dell’immagine in movimento, trasforma il Novecento in una meraviglia continua da scoprire, nell’esempio del secolo tecnologico per antonomasia, frenetico ma anche mosso da un gran romanticismo. Il Secolo Impaziente...di uccidere se stesso anche, il suicidio graduale della nostra società iniziò allora. Ma questa, come si dice, è un’altra storia.
Foto: Paolo Grana
Oggi comunque, la mostra permanente di Costantino Frontalini, di sidecar e motociclette apparse nel corso della Storia del Cinema, vanta un bel numero di esemplari meravigliosi, che fanno sognare o riflettere. Per le stesse motivazioni che ho detto all’inizio, ha avuto poco riscontro, in Italia quasi nessuno: una bella mostra a Parigi nel 2008 e due in Spagna lo stesso anno, poi nulla per un bel po’. Proposta a Roma in occasione dell’ultimo Festival, è stata rifiutata. Il costo dell’allestimento? Una scusa valida solo in parte: Costantino ne aveva proposto il frazionamento secondo i periodi storici. Anche ora non fa che proporla spezzata, per tematiche o epoche. Nell’ultima mail, allegro e positivo come sempre, mi informa che il Mercanteinfiera ha accettato di esporre parte dell’esposizione sul “Sogno americano” durante la Fiera Antiquaria di Parma, dal prossimo 29 settembre al 7 ottobre.
Io farò di tutto per esserci, come in ogni altra passata occasione. E consiglio, a chi può, di andarci, anche da inesperto di moto, perché le moto, qui, sono le specchio attraverso cui rileggere la nostra Storia. E anche un po’, noi stessi.  Grazie, Costantino!


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