STORIE DAL MIO GARAGE

Cronache (vere, o ispirate dal vizio di scrivere) di una motociclista italiana emigrata dove i locali, se possono, se ne vanno altrove.


14 ottobre 2012

A TUTTO GAS!!

Per andare oltre il silenzio e l'ipocrisia.
Le moto e il cinema come soggetto di un libro vedranno una luce migliore, sotto una qualche forma (e-book, magari?) e in un qualche diverso linguaggio (non in italiano). Prossimamente. Perché così dev'essere.

Chi l'ha detto che la risposta a una proposta - di collaborazione, pubblicazione, traduzione, ecc - debba essere una non-risposta?? Chi ha detto che dobbiamo piegarci alla frustrazione causata dal SILENZIO dopo centinaia di invii dove, con serietà, si offrono le proprie capacità ed esperienze professionali? E chi ha detto che la mancanza di TEMPO debba essere la giustificazione universale?

a tutto gas.....
Peggio per loro, per chi si è creato una vita senza tempo disponibile. Italiani principalmente, ma anche i francesi, che ho sperimentato nell'ultimo periodo. Gli proponi na pubblicazione. Silenzio; gliela riproponi gentilmente. Silenzio; ci riprovi (così mi ha consigliato un'amica che vive a Parigi. Mi ha detto: "Con i francesi devi insistere, sennò non rispondono." Bel modo di prendere contatto, no? Facendo la rompicoglioni).

Alla fine ho ricevuto due o tre risposte (negative) scritte secondo formule formali. E vabbè. Tempo doppiamente sprecato, e anch'io non è che ne abbia da buttare: ma faccio del mio meglio per non lasciare, da parte mia, nessuno senza almeno una parola, che sia di conforto, di spiegazione, di scusa, quando richiesta. O un parere professionale. Visto che TUTTI se lo meritano indistintamente.

In Italia, non solo gli editori non si degnano di rispondere; neanche le redazioni delle radio più illuminate, per esempio, cui recentemente avevo proposto una rubrica culturale sulla storia delle due ruote. Non ho ricevuto nemmeno un "Non ci interessa, ma grazie comunque".
Ma cos'è questo sistema? Cosa significa, e perché gli si permette di andare avanti? Perché ci siamo abituati al silenzio, esattamente come al rumore gratuito, vomitato da gente che tiene troppo alto il volume della TV, tanto per dirne una? Con questo, ovviamente non sto pensando a rimedi drastici come far causa al maleducato di turno (mi abbasserei al suo livello, così. Non so nelle altre regioni, ma qui in Toscana sembra ci sia una predilezione per intentare cause civili contro i vicini di casa. Il poco spazio per colpa dell'Appennino a ridosso, ci rende troppo territoriali..). La tolleranza è un conto, ma la passività è un altro.
Eppure, non ho mai sentito finora, quando si parla dei giovani che cercano lavoro, una critica sul modo con cui certi datori di lavoro semplicemente NON rispondono, soprattutto di fronte a una mail. Ma la posta elettronica non è stata promossa a mezzo ufficiale anche quando si parla di lavoro? Non è anzi passata avanti ad approcci che, per l'appunto, prendono più tempo?

fuori dalle strade comuni....
C'è una maggioranza silenziosa che ritiene lecito pensare che una non-risposta equivalga a un "no, grazie". E forse può anche equivalere a un "no". Ma senza "grazie, sia chiaro, e questo equivale a una mancanza di rispetto lampante nei confronti di chiunque avanzi una proposta seria.
Le cose poi, per fortuna, provano che la mia non è solo impazienza. Non aspetto MAI inutilmente una risposta dalla Gran Bretagna, o dagli Stati Uniti. Me ne arrivano anzi prontamente, di sintetiche, formali ed efficaci, segno che c'è gente che sa come ci si comporta in ambito professionale. Non solo il "no, grazie", ma spesso anche l'augurio disinteressato, in poche parole, che mi vada meglio altrove, perché me lo merito. Poco importa se l'ultima frase possa essere segnata da tracce di educata ipocrisia. Ma è esattamente quello di cui ho bisogno nel momento in cui ricevo un rifiuto. O gli italiani non sono in grado di capirlo? O siamo una masnada di cafoni maleducati, travestiti da frenetici lavoratori ( ma dove...) che hanno come perenne scusa la mancanza di tempo per rispondere??

Poco tempo fa ho ricevuto da Londra un rifiuto che in realtà è stato uno stimolo per me, grazie al tono e alle idee che l'editore stesso ha avuto il TEMPO di espormi in una mail.
E ho deciso per il rilancio: "Due ruote e una manovella" si prepara a scindersi in due libri: uno di stampo più prettamente motociclistico (che forse mi pubblicherà lui: Rollo Turner della Panther Publishing, anche se questa per ora è utopia): basato su aneddoti, foto di scena e storie dei piloti e degli stunt-man che pilotarono le moto nei film citati. Mio braccio destro nell'operazione sarà ovviamente Costantino Frontalini, e il suo immenso bagaglio culturale da quando si è messo a realizzare le repliche delle moto apparse nei film così com'erano nei film. L'altro spunto me l'ha offerto un'americana, docente di cinema, che dopo aver letto, vagliato e criticato (in pochi giorni) il progetto che le avevo dato a mano quando ci siamo conosciute a Bologna,  ha proposto di "ri-editare" il mio libro scegliendo un punto di vista più connesso all'arte (es.: Il Futurismo, e il Dadaismo) per introdurre l'importanza del valore simbolico della moto nel cinema.
oltre la logica...Solo per divertirsi.. E sentirsi vivi.

Che gli editori italiani (e francesi) sappiano: che talvolta possono dare una mano anche negando un progetto così com'è; che possono aprire uno spiraglio facendo girare solo di poco la loro materia grigia, evidentemente e tragicamente concentrata sul marketing di quel che hanno sotto mano al momento. Anche inglesi e americani badano al marketing, forse anche più di loro!!! Ma se non altro hanno l'acume di intravedere eventuali cambiamenti di struttura che, se un testo è genericamente valido o interessante o originale, potrebbero cambiare in positivo il suo destino.

Mio altro prossimo progetto di fronte al quasi fallimento delle riviste spagnole di moto su cui scrivo (o scrivevo, visto che un formale licenziamento non c'è stato. Solo il silenzio di chi è, o troppo orgoglioso per ammettere d'essere nella merda, o ha l'acqua tanto alla gola da considerare gli altri membri della redazione uguali a zero, QUINDI: metto nel gruppo dei maleducati anche gli spagnoli). Dicevo, piuttosto che stare ad aspettare che mi richiamino, in caso di ripresa economica, per offrirmi le solite cifre ridicole e soprattutto dopo un comportamento scorretto, io e il fotografo che lavora con me abbiamo deciso di puntare in alto.

Chi ci impedisce di sognare? Nessuno, mai. Stiamo realizzando un piccolo "book": tre, quattro dei nostri migliori servizi. Grazie alla cortesia dell'amico Michael Lichter, negli USA, ho un buon intermediario per proporli. Il lavoro peggiore sarà il mio, perché dovrò tradurli e adattarli per essere inviati al più presto. NON ai francesi o agli spagnoli o agli italiani che puntualmente NON rispondono, ma a riviste americane e giapponesi, le migliori del settore. La scelta non è effetto di una sopravvalutazione del nostro lavoro ma il  fondamentale riconoscimento della nostra DIGNITA' PROFESSIONALE. Non solo non ci meritiamo attese infinite, rifiuti, né d'essere l'ultima ruota del carro, ma ciò di cui abbiamo pieno diritto è l'attenzione e la considerazione, al pari dei competitori (squali) che si ritengono, a torto, superiori.




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