I ragazzi stanno bene. È il titolo di un film che è la mia ultima
eccezionale scoperta tra gli aggiornamenti previsti su Due ruote e una
manovella, quando qualcuno si degnerà di ripubblicarlo, in Italia o all’estero.

Bisogna dire, per
cominciare, che se gli Stati Uniti sono stati l’esempio negativo mondiale, per
aver ispirato dagli anni 50-60 tutta la morale negativa sui motociclisti , da “Il
Selvaggio” in su, con tutti quei
filmacci di serie B sui centauri
violenti, il loro contributo attuale, ugualmente sporadico, certo, e con
film “minori” come questo (mai arrivato in Italia purtroppo...), sta ribaltando
questa mia critica: da Stati Uniti, Sudamerica e Nuova Zelanda provengono nuovi
esempi che riabilitano in gran parte il motociclista agli occhi della gente
comune, etichettandolo almeno con formule meno negative, ora di “diverso” ora
di “originale” o “avventuroso” o “coraggioso”, tutti valori positivi che
spingono a un’osservazione sorridente, quando non ammirata.
L’Europa, dal
canto suo invece, se alle origini del secolo 19 aveva saputo trasmettere
attraverso il cinema il valore storico, la riconoscenza o l’amore per le due
ruote, attraverso validi esempi, nell’attualità ha archiviato il tema
fermandosi, appunto, ai cattivi esempi dell’America anni Sessanta...Una morale
insita, intatta, nei cervelli più
ignoranti di oggi, e che trapela addirittura da certe notizie assurde di
cronaca locale, come quella proposta dal Corriere stamattina, che parla di un
incidente avvenuto a una donna di 35 anni, incinta di sette mesi, che guidava
una Kawasaki e che ha tamponato un automobile....ma che razza di notizia è
questa? Forse perché una donna incinta è dichiaratamente un’ incosciente o
un’idiota perché guida una moto? O perché semplicemente si tratta di una donna
alla guida di una moto potente?? Che disinformazione! Che ignoranza! E che
moralismo...

Mi
fermo qui, perché il film si può vedere su YouTube a chi interessa. Ci sono
due grandissime interpreti femminili (Annette Bening e Julianne Moore), che in sé rappresentano la diversità così
come la può rappresentare una moto come la r75 in un film moderno (per questo,
la moto NON è un caso in questo film), e anche
l’attore, Mark Ruffalo,è piuttosto bravo, soprattutto come
motociclista, a mio parere: sicuro di sé senza essere arrogante né effettista,
guida bene e tranquillo la sua moto tranquilla, vestito giusto, e con la giusta
espressione perfino, un'opportunità eccezionale per la ragazzina, che non potrebbe vivere meglio la sua prima esperienza in sella a una moto condotta da una persona che non la spaventa, ma gliela fa leggere come il suo destino, d'essere innanzitutto una persona libera, dentro.
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